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La serie Netflix che racconta il Nord Irlanda

Derry Girls è il racconto dell’Irlanda degli anni ’90. Ecco alcuni buoni motivi per vederla (in lingua originale).

L’Irlanda viene raccontata anche attraverso le serie televisive e uno degli esempi è Derry Girls, di cui si comincia a parlare, in queste settimane, dell’arrivo su Netflix della stagione 3.

Ma che cos’é Derry Girls?

Dire che è la storia di quattro adolescenti e un ragazzo nella Derry (Londonderry “a seconda delle vostre convinzioni”, la questione può essere ancora oggetto di discussioni, credetemi) dei primi anni Novanta è assolutamente riduttivo.

Derry Girls è molto di più. È il tentativo di parlare delle vita delle persone normali negli anni dei Troubles. Provando a farlo con tante risate.  La dichiarazione di intenti è evidente fin dalla prima puntata: il protagonista non è l’allarme bomba a causa del quale il ponte su cui deve transitare il bus che va a prendere le ragazze il primo giorno di scuola non è percorribile. Ma il sentimento che anima qualsiasi adolescente di sedici anni. Come Erin, il carattere principale, che scrive sul suo diario:

Ho una relazione complicata con la mia città. Il punto è che vivere a Derry vuol dire non avere un posto in cui nascondersi. Tutti conoscono tutti e sanno tutto di tutti e quel che vorrei di più è abbandonare tutti.

E quello della madre che non si preoccupa dei rischi della bomba quanto piuttosto del fatto che non ne può più di avere la figlia a casa dopo tutta l’estate. E della zia che – disgrazia! – non può arrivare in tempo alle 12 al suo appuntamento al Tropicana.

Sul televisore di casa, intanto, il volto di John Hume ricorda allo spettatore chi stava facendo in quel momento tutti gli sforzi per portare la sua città, quella in cui tutto era cominciato con il Bloody Sunday, alla pace. Lui sarà premio Nobel assieme a David Trimble. Lui percorrerà il Peace Bridge con Bill Clinton qualche anno dopo. E dai primi rumors sulla nuova stagione, che arriverà su Channel 4 a marzo, proprio la visita del presidente statunitense nel 1995 sarà uno dei topic di Derry Girls 2.

Il microcosmo di Derry

Il mondo per le quattro ragazze è un microcosmo, metro di paragone con cui misurare tutto il resto. Così la distanza che Kamal, un ragazzino africano, di cui ha parlato a Claire il prete, deve percorrere dal suo villaggio a scuola diventa simile a quella tra Derry e Ballybofey, 50 chilometri, nella contea di Donegal. E allora niente caramelle al negozio e offerte per aiutarlo.

Strepitosa la puntata in cui arriva un gruppo da Chernobil in città: all’accoglienza in Chiesa, sister Michael, la suora del collegio Maria Immacolata in cui Erin e le altre studiano, spiega ai ragazzi che:

Qualcuno potrebbe obiettare sull’opportunità di mandarvi qui, tra tutti i posti che si sarebbero potuti scegliere.

Dalla padella alla … beh non alla brace, ma ad un altro tipo di padella, in fin dei conti (il proverbio in inglese è out of the frying pan into the fire, il gioco di parole è sul fuoco ovviamente, non troppo opportuno in un luogo in cui si sparava, ndr).

Ma per favore, non curatevi troppo della guerra civile, del conflitto settario che è in corso. Sappiate solo una cosa: noi siamo i buoni. Benvenuti a Derry.

Buoni che nascondono nella scuola femminile James, cugino di Michelle, cresciuto in Gran Bretagna perché la madre non ha voluto abortirlo (l’aborto in Nord Irlanda è ancora oggi vietato, ndr). In una scuola cattolica per maschi ovviamente verrebbe scoperto per uno degli elementi chiave della serie: l’accento. Diverso da quello di tutti gli altri. E non la passerebbe liscia. Anche da questa scelta si generano una serie di gag strepitose. Nessuno lo chiama col suo nome, ma wee English fella. A voi scoprire perché.

Una serie da guardare in lingua originale

L’accento, appunto. La serie va vista in lingua originale e bene ha fatto Netflix a non doppiarla: il musicalissimo e a tratti incomprensibile accento di Derry, perlomeno per noi abituati al British english, diventa un elemento di tenerezza dei personaggi. Che oltre ad essere dei bravissimi attori danno davvero vita ad un ritratto credibile di una famiglia di Creggan o del Bogside, i due quartieri a maggioranza cattolica della città, set principali di Derry Girls.

Darry Girls mania

Nato dalla penna di Lisa McGee, drammaturga nord irlandese, Derry Girls quest’anno ha battuto tutti i record ed è stata la serie tv comica più vista in Irlanda negli ultimi cinque anni, tanto da scatenare una vera e propria Derry Girls mania da una parte e dall’altra del border che oggi è oggetto del braccio di ferro della Brexit.

McGee ha raccontato di non aver messo in scena nient’altro che la sua vita di allora e forse proprio questo è il segreto del successo che ha avuto. Che, vi avverto, va visto fino all’ultima scena, che non spoilererò, ma che a me che a Derry ci sono stata ed ho parlato con tante donne, ha profondamente commosso.

Sì, perché non è un caso che sia stata una donna a scrivere la sceneggiatura di Derry Girls: le cose più interessanti sugli anni del conflitto le stanno scrivendo loro. Come Anna Burns che con Milkman ha vinto il Man Booker prize e che prestissimo avremo in traduzione italiana.

Le donne riannodano i fili della storia

Sono le donne che stanno riannodando i fili della storia. Superando paure e pregiudizi.

Come Erin, Michelle, Claire e Orla. E la loro gioiosa quotidianità, con cui sanno ridere e farci ridere in mezzo alle bombe.

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