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Irlanda divisa dai dazi: come la “tariffa doppia” Nord-Sud cambia il gioco dell’export verso gli USA nel 2025

Nel 2025 si è aperto un nuovo capitolo complesso nel commercio transfrontaliero sull’isola d’Irlanda a causa della differente applicazione dei dazi doganali statunitensi tra Nord Irlanda e Repubblica d’Irlanda. Questo fenomeno deriva dai diversi accordi commerciali post-Brexit: il Nord Irlanda fa ora parte del regime commerciale del Regno Unito, che ha negoziato con gli Stati Uniti un accordo daziario con tariffe al 10%, mentre la Repubblica, membro dell’Unione Europea, è soggetta alla tariffa UE-USA fissata al 15% secondo l’accordo firmato da Ursula von der Leyen con l’amministrazione Trump.

Tariffe Diverse per lo Stesso Mercato: 10% Nord Irlanda, 15% Repubblica

Questa disparità tariffaria rappresenta la prima volta dal 1973 che l’isola d’Irlanda sperimenta un tale divario in termini di condizioni commerciali con gli USA. Gli esportatori nordirlandesi possono beneficiare di un costo di esportazione inferiore del 5% rispetto ai loro omologhi del Sud, un vantaggio competitivo che sta causando notevole inquietudine tra le imprese della Repubblica.

Implicazioni per le Industrie Chiave

  • Whiskey: Marchi nordirlandesi come Bushmills esportano con un dazio del 10%, mentre la storica Jameson e altri produttori della Repubblica affrontano il 15%. Questo rende più costose le esportazioni di whiskey irlandese del Sud verso gli Stati Uniti, uno dei mercati più importanti.
  • Settore lattiero-caseario: Il differenziale tariffario spinge cooperative come Lakeland Dairies a valutare spostamenti parziali della produzione al Nord per abbattere i costi doganali.
  • Birra e bevande alcoliche: Produttori di birra nella Repubblica, come Brehon BrewHouse, soffrono un gap di competitività, pensando a strategie di collaborazione o filiali anche in Nord Irlanda.
  • Catene di fornitura transfrontaliere: La natura della produzione irlandese, spesso distribuita su entrambi i lati del confine, crea nuove complessità di compliance doganale, con aziende costrette a rivedere la logistica e la definizione di origine delle merci.

Reazioni e Strategie Aziendali

Le associazioni di categoria, come l’Irish Farmers Association, denunciano che la differente imposizione tariffaria mette in svantaggio i produttori irlandesi del Sud, minacciando quote di mercato negli USA. Alcune aziende valutano diverse strategie per aggirare o mitigare l’impatto delle tariffe più elevate: come creazione di filiali o joint venture nel Nord, ristrutturazioni della supply chain per massimizzare l’origine UK e collaborazioni produttive tra imprese Nord-Sud per sfruttare il dazio più basso.

Stephen Kelly, CEO di Manufacturing Northern Ireland, ipotizza più che un esasperato spostamento di imprese a Nord, una tendenza a doppiare la presenza operativa sul territorio per ottimizzare la competitività.

Contesto Economico e Politico più Ampio

L’accordo commerciale UE-USA che impone il 15% alle esportazioni di prodotti della Repubblica, firmato a luglio 2025, mira a evitare tariffe maggiori fino al 30% ma è ancora accompagnato da incertezze politiche e negoziali. L’Unione Europea ha ridotto le proprie tariffe su molti prodotti USA, conferendo un vantaggio ai produttori americani in Europa, mentre gli esportatori europei soffrono per questi dazi significativi.

L’effetto sul PIL irlandese e sulle prospettive di crescita resta negativo: l’ESRI prevede un rallentamento dell’economia a causa dei maggiori costi commerciali con gli USA, ma senza segnali di recessione

Fonti principali: The Irish Times (2025)12, rapporti ESRI, dichiarazioni IFA e Manufacturing Northern Ireland.

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immagine: elaborazione Copilot

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